VENTO DI PRIMAVERA

una giornata di vento

parco delle cave, terra e lago

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12 Risposte to “VENTO DI PRIMAVERA”

  1. duca1degli1abruzzi Says:

    Che belli! Spero che chiamino una primavera che non vuole proprio arrivare

  2. giuliano Says:

    ricordo un servizio fotografico, di questo genere, fatto ad un’amica al parco di Trenno due o tre anni fa… anche lei seduta su una panchina
    era estate gambe ben fatte e un paio di tatuaggi non invasivi, a me piacciono poco.
    ebbene se la detentrice di queste gambe fasciate in stivali vuole farsi fare qualche scatto da me: sono a disposizione!

    g

  3. paolazan Says:

    in questi giorni di pessima qualità dal punto di vista fisiologico (pressione arteriosa a mille… emicrania lancinante…) ci si può sempre consolare!

  4. Leonardo fotografo Says:

    Sai che sei la mia modella preferita! Anche se non sei mai disponibile a posare!

  5. Transit Says:

    Oltre l’8 marzo nel cuore della primavera

    E’ da una vita che Ipazia Rosas non ha imparato a fare il colore per tingersi i capelli. Spesso ha tentato ma senza riuscirvi come i tentativi per trasformare la vita:c’era sempre un pensiero a rimorchio della paura.

    La stessa cosa di quando da bambina faceva salti di gioia:c’era sempre un pericolo in agguato per poi buscare i rimproveri dei genitori e delle donne anziane. Rimaneva un lato coperto da un eccessivo grande entusiasmo: c’era come un freno alla passione.

    Ipazia, che pensava di avere un nome raro e impegnativo, lei che in fondo era una precaria della quotidianità da sempre, un mattino d’inverno pieno di sole, che assomigliava a un giorno caldo di primavera, al centro del bivio, chiamato rotonda degli alberi in fiore, svoltò nell’altro viale parallelo al principale e fiancheggiato da alberi sempreverdi.

    Quando prendeva una decisione, in bocca le rimaneva il sapore del ferro, ma a lei bastava una premuta di limone e qualche pensiero ai sogni. Certo il buio e il freddo dell’anima erano sempre lì, pronti ad aggredirla.

    E con il viso in fiamme e una sottile fitta di dolore Ipazia pensò: Almeno ci provo. E aprì la porta rossa. E ricordò quando gli piantarono due spade nel collo e pur non vedendo il sangue sgorgare dalla ferita, cadde in ginocchio, esausta, ma senza morire. Qualcuno, sbirciando di nascosto, gridò al miracolo e altre donne anziane aggiunsero rosso.

    Sul confine tra la vita e la morte, Ipazia fu supportata dal silenzio della voce interiore uguale a una collana di voci. Da sempre la voce non si mostrava mai. Ipazia, in lontananza, vide una porta, rossa. In un estate piena di luce, non soltanto solare, Ipazia partì per un isola e fu lì che pitturò una casa tutta bianca e la porta d’ingresso, rossa. Il resto era azzurro come il cielo e il mare. E ricordò il sangue.

  6. paolazan Says:

    ..questa è maieutica! sono in contatto con una scrittrice per un racconto che interessa la sua sfera… la protagonista è una donna che si tinge ossessivamente i capelli! Transit, sei un mago!! Ma questa sindrome da menopausa mi attanagliaaaaaaaaa!!!

  7. lillolau Says:

    Belli….ancora più belli il ginocchio piegato e il lembo di coscia che fa immaginare un binario ferroviario che può portare soltanto ad una stazione confortevole!!!!!!

  8. Julian Adda Says:

    Le donne stivalate.. squinternano sempre 😉

  9. paolazan Says:

    Pare di sì, Ju! Forse perché gli stivali sono evocativi di figure autoritarie…e dopo il costume da infermiera mi sa che in ordine di gradimento per le carnevalate sexy ci sia la poliziotta o la nazista sadica… Molti ne sentono il bisogno. Per alcuni è un ritorno all’infanzia, visti i riferimenti che magari hanno avuto …o avrebbero voluto avere… mah, non addentriamoci in questa selva oscura!

  10. assonometrie Says:

    Queste splendide gambe sono il vero 21 marzo…

  11. paolazan Says:

    Merito del fotografo che ha scelto la giusta angolazione!

  12. adry Says:

    E’ quel genere di immagini che ti fa desiderare di essere qualcosa di superiore a qualunque altra cosa, tipo… il vento!

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