Posts Tagged ‘sciarpa a due piazze’

MORETTI dadaista

febbraio 5, 2009

 

DIARIO DI UNA MARATONA MORETTIANA ALL’OBERDAN.

MILANO, 31 GENNAIO.

 

Quando il conduttore della serata, sceso dalla scalinata laterale, si è presentato in svolazzante impermeabile oversize color bronzo sul parterre, ho pensato di avere un’allucinazione con sovrapposizione di immagini. Era come se Moretti e Nichetti, entrambi ospiti della manifestazione IL CINEMA ITALIANO VISTO DA MILANO, frullati insieme, si fossero riassemblati in un unico personaggio, perfetta sintesi dei due. Non so che scarpe porti Nichetti di solito, ma direi proprio che essendosi quelle distrutte irreversibilmente nel frullatore, il nostro eroe doveva averne rubato un paio a Moretti.

 

Dice che ha due notizie, una cattiva e una buona. Moretti ha perso l’aereo. Moretti sta arrivando, questione di minuti. Intanto parte il Filmquiz. Abbiamo in mano i fogli e le penne per rispondere, ci invita a prendere appunti prima di scrivere le risposte definitive, e per questo lascia le mezzeluci in sala. Un’olografia di Moretti scivola di fronte al pubblico. Con malcelato disprezzo si lamenta delle mezzeluci, errore imperdonabile, ma non può ammazzarlo, carne della sua carne. Porta con sé le schede con cenni di compilazione e promette ricchi premi, compresa un’incursione nella sua ponderosa mente a mo’ di viaggio nel tunnel degli orrori dei luna parc per chi, mission impossible, le indovinerà tutte e quaranta. Bisognerebbe essere lui. Solo lui può farlo. Solo lui può. Solo lui. Solo. SSSSSSSSS. Punto

 

Ci propinano dei filmini sfocati con delle bandiere rosse, immagini da un cesso molto affollato, gente che mentre parla guarda in su o in giù, uno che corre su un prato agitando le braccia, ripetizioni di scene su un tratto di strada dell'Urbe con scorcio di collina e insediamenti umani terrazzati stondati neo littori. Sempre su un prato incolto accadono prove di duelli, ammazzamenti, fidanzamenti, con rigurgiti sanguinolenti. Fine. Si riaccendono le luci.

 

Mi volto ruotando verso destra dalla metà sinistra della seconda fila per vedere che effetto fa vedere il pubblico degradante (e anche piuttosto degradato) che osserva silenzioso il Mito Vivente, inarrivabile. Un pubblico più che composto, decomposto. Spalmato su tutta la gradinata, ma di sinistra. Più o meno deluso, ma di sinistra. Lo testimonia la postura, l’abbigliamento. Sono rappresentate tutte le fasce d’età. Capelli bianchi a ciocche spettinate, ricci scuri, lisci castagnetti. Occhialini. Sciarpe non rosse. Il Mito Olografico premia il mesto vincitore con dodici risposte. La metà dell’esuberante spettatore di Locarno. Il milanes-coeur-in-man dichiarerà subito dopo l’assegnazione dell’ambito premio, calcolato in proporzione alla modestia del risultato, che avrebbe voluto comunque idealmente dividerlo con la platea, che intanto scema. E nella seconda parte della maratona la sala malauguratamente non si riempie. Mornichetti si dà un gran daffare per sedare il Padre Mitologico del Cinema Italiano (dell’ultimo ventennio) in preda a una crisi di nervi che sfocia in un’ira furibonda. Sette o otto delle poltroncine disegnate dalla Gae Aulenti, elegantissime nella loro sottile ma solida struttura ricoperta di pelle vera impunturata, vengono divelte e scaraventate a destra e a sinistra. Le potrete vedere ancora conficcate nella boiserie ai lati della sala: ora sono diventate un’installazione neo dadaista. Grande attrazione.

 

Alcuni infine si avvicinano per richiedere autografi sulla brochure e una donna, raffinatissima, ha perfino un album in carta riciclata eco solidale per raccogliere ordinatamente le firme delle notorietà. Un’altra che pareva scesa appositamente in città dai monti, gli dice candida che pur avendo preso appunti, non ha risposto a un solo quiz, ha pasticciato il foglio ma per il figlio che conosce bene il suo imitatore, chiede una dedica contenente l’Epica Minaccia, che in fondo ha il suo valore educativo: LE PAROLE SONO IMPORTANTI! (e giù botte…)

 

Verso le dieci e mezzo, cappottone e zaino in braccio, mentre Silvio Orlando recita dal back stage del Caimano, guadagno l’uscita. Nello zaino ho le scarpe da ballo e, non era garantito, ma per riprendermi dagli effetti indesiderati della lunga seduta, decido di farmi giusto due giri di liscio al volo alla Bocciofila prima di rientrare.

SPOTORNO, Oberdan e la Skiffer

gennaio 31, 2009

Focaccia di Spotorno: 7 solo perchè era calda. Anzi mentre mi incartava la mia, è uscita quella fresca e allora me la sono fatta cambiare.

Meglio Nervi. Si sapeva.

Ritorno per la serata all’Oberdan dove si proiettano i filmini di NANNI MORETTI, tra cui il diario del Caimano. Lui presente, prima con un girocollo mélange poi grigio. Ha fatto il cinequiz, si è lamentato di un paio di cosette dell’organizzazione poi con uno sciarpone a due piazze si è calato nella nebbia milanese.

Non è così tardi, è passata la mezzanotte da due minuti e posso impostare il racconto. La mia protagonista è una donna, non particolarmente attraente ma che ottiene ciò che vuole. Fa un mestiere deciso, maschile per come si intendeva una volta: governa le barche.

Ma secondo voi, perchè è chiamata skiffer?