Aveva di fronte una donna con la faccia da zingara, la pelle color pelle di zingara, uno chemisier coloniale tutto abbottonato davanti con bottoni d’oro, gli orecchini ad anello sotto i capelli dal taglio preciso ma spettinati, da impiegata pendolare, scarpe aperte in punta che lasciano intravedere lo smalto rosso corallo e un certo intento seduttivo, aggravato dalle ginocchia rimarginate ma contuse in bella vista. A lato, una più vecchia e sbiadita come la sua povera maglietta bianca inerte, capelli grigi fini e cortissimi, l’eye-liner fisso, ostenta un tatuaggio sul braccio sinistro in grafia svolazzante: “Chi sa essere se stesso ha gia vinto”, senza accenti. A questa si può sempre prestare un pennarello per mettere almeno quello giusto. All’altra, una spazzola e un solvente. Ne sappiamo qualcosa.
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ACCENTI
giugno 15, 2016FRANCESCO CONVERTIRA’ IL MONDO
marzo 30, 2013Lo dice suor Maurizia, decana del convento della Presentazione. Concordo dal primo istante. Francesco ha sdoganato il concetto di ANTECEDENTE. La natura ci preesiste. Semplicemente vero. Dalla natura dipendiamo in tutto. Da quando parole come salvaguardia, tutela, rispetto, in relazione all’ambiente, si sono svuotate per l’abuso che se ne è fatto in assenza di opere concrete, ecco che CUSTODIRE è il termine che evoca la protezione-comprensione autentica di cui cose e viventi hanno un profondo bisogno per testimoniare se stesse nella verità.
MOTTARONE
febbraio 5, 2012Mentremiallontanavodalsentierosegnatoperchénonsicapivabenecomeci potesseessereunindicazionedipercorsosenzaunapistabattutaalloracosace lomettonoafareilcartellochepoicèsemprequalcunochediceadessolapistala battoiooaspettochepassiqualcunochemagarilofadimestieremadatochenon passavadoposiscoprechecèunapalestradirocciachevuoldireundirupoche conlanevemicaècosìevidenteeallorasicapisceilmotivopercuiquelcartelloche cèdestatenonlotolgonodinvernoelapistanonlabattonopersignificaredinon andareperdilìnonostantelindicazioneditrekkingpermanentepoiperòdegli escursionisticheseranopersisonosalitidilìperchéeralaviapiùnaturalenonostante ildislivellocosìcisiamoconsultatielhopercorsafinoadovemihannoindicatolinizio deldirupoossialàdovedopolerocceaffioranticominciavanoavedersideglialberi sullacrestaetornandohofattoaltrettantoconaltricamminatorisenonchéavendo compiutoilpercosomassimopercorribileconunacertasicurezzaprimache scattasserolericerchedelsoccorsoalpinocomestavaperaccaderesonscesaavalle emisonfermataaberequalcosadicaldoinunpostodesertodovehoaspettatosette minutiprimachedalretrospuntasseunessereumanocheavesseladimestichezza sufficienteperazionarelamacchinadelcafféecheinattesachemirecuperasserodopo averfermatolasqudradeisoccorsiormaisuperfluamitrovavoadascoltarelastoria divitapiùstupefacentechemipotessecapitarediascoltareinungiornocomequesto chedimagicoavevagiàavutoilsilenziolanebbiailsolelaneveleggeraescintillante.
COME ANGELI DI SILENCE TEATRO
febbraio 1, 2012
presenti anche al carnevale di viareggio |
I MINUTI DELLA MEMORIA
gennaio 29, 2012Giornata della Memoria. Un minuto di silenzio. La memoria ha i minuti contati.
D.
febbraio 8, 2011
D. è un ragazzo magro alto un po' curvo coll'apparecchio ai denti e i capelli a cresta di gallo.
Deve svolgere una verifica di recupero di francese insieme agli alunni di un'altra classe, raggruppati per l'occasione. Finiscono tutti prima dello scadere dell'ora a disposizione e mentre gli altri sciamano nella loro aula dove si tiene regolarmente un'altra lezione, D. vorrebbe defilarsi, ma il suo impulso non è così spiccato e non insiste più di tanto. Mite e mansueto, nel momento in cui rimane da solo con l'insegnante, si sottopone ad un gioco psicologico che la vecchia prof. utilizza in questi casi, memore del valore che assumono certe occasioni di conoscenza diretta del materiale umano che di solito si maneggia a schiere e purtoppo quasi mai nel rapporto di uno a uno. Il test è un pretesto. Fa parlare con riferimento a situazioni o oggetti immaginati allentando l'attenzione e la tensione sulla scuola in sè, l'apprendimento, i voti, i successi, gli insuccessi… Vedi un cubo, descrivilo, una scala, la tempesta, che fai, il cavallo dimmi… prendi nota…
Eccoci con un nodo attorno al cavallo: ehm, il cavallo mi fa paura… è forte e può far male… ma hai avuto esperienze traumatiche dirette? no… così… mi dà una sensazione di paura: lo teme e lo dichiara con decisione, con una punta di mestizia, un leggero imbarazzo, ma è leale.
Nella rappresentazione del gioco, decide di superare la paura e di avvicinare il cavallo. Ci sale perfino sopra affidandosi a lui per raggiungere il villaggio più vicino, acquista un certo orgoglio nel descriversi più coraggioso.
Il cavallo che teme è fonte di conoscenza.
LO ZIO DI ROMA
dicembre 30, 2010LO ZIO DI ROMA
Precisazione. La lista del post precedente non ha grandi pretese di per sé. Sembrerà disarticolata. Ma vuole essere una testimonianza di presenza, come un’impronta di piede sulla sabbia, ben consapevole della sua effimera consistenza.
Non è un consuntivo. Non è un inventario.
Bensì una piccola serie di rigurgiti della memoria, in relazione alle immagini presenti. Concatenate.
Come nel film della vita, nella sua unicità, seppur banale.
Sono quadretti incorniciati.
A proposito, vedi quanto calata nella realtà tangibile sono, ho il fermo proposito
di cambiare la cornice alla tavoletta coi fiori ad olio della zia, per valorizzarli meglio, perché sono splendidi e si meritano un contorno unico e non in serie realizzato da mani esperte di artigiano, come il mio di via Cerano.
E la cambierò.
Non passano inosservate certe notizie.
Ho come l’impressione che se non seguo, non accada nulla. Poi quando decido di accendere la radio, ecco che l’informazione è servita.
O la telenovela è così solerte che ti riassume sempre i fatti. Perciò non ti puoi perdere alcunché.
La notizia ti assomiglia, ti vuole, e diventa tua.
Questa. In Giappone, una fiorente azienda con un migliaio di dipendenti, propone servizi specializzati
di abili guastatori.
Assoldi l’attore e questo ti fa fuori moralmente la persona da eliminare.
Vuoi licenziare un dipendente scomodo che però è produttivo e irreprensibile?
Bene. Il guastatore di professione gli verrà affiancato, lo provocherà e lo esaspererà fino ad ottenere
l’effetto desiderato.
Vuoi divorziare? Bene. Il guastatore-amante insidierà tua moglie e ti porterà le prove dell’adulterio.
Del committente nessuno farà parola, garantito.
Il Giappone è sempre più avanti, anche in prossimità del baratro. Il paese della forma e dell’onorabilità ossessiva.
Un paese profondamente infelice, lo tratteggia senza incertezze la penna di Amelie Nothomb.
Qualche riflessione anche su di noi, in questo paese (ex) giardino d’europa, così è definito tuttora nei sussidiari in lingua araba.
In un articolo di oggi Galli della Loggia riferisce di un paese anestetizzato, intristito, fermo,
psicologicamente bloccato, inerte. Quale giardino?
Non è nè verde né fiorito, né prolifico di idee.
Un pantano a rischio di frana. Una conurbazione unica di centri commerciali e capannoni inutilizzati.
Fermassimo il consumo di suolo, la cementificazione, ritroveremmo un angolo di pace in cui coltivarci.
In Nigeria c’è stato un grave sversamento di materiali radioattivi nei pressi di una miniera di uranio.
Il fatto è stato praticamente taciuto.
Altre sono le armi di distrazione di massa.
Per uccidere la storia.
Che c’entra lo zio di Roma?
Era un tizio pagato dai parenti degli sposi che compariva ai matrimoni di Napoli.
Per dare lustro all’evento.
Blanda mistificazione. Ma il principio non è salvo.
Siamo tutti nipoti di quello zio.
E nessuno denuncia l’imbroglio.
Nella patetica illusione di ottenere un giorno un pezzo di improbabile eredità.