Posts Tagged ‘salvezza’

ACCENTI

giugno 15, 2016

Aveva di fronte una donna con la faccia da zingara, la pelle color pelle di zingara, uno chemisier coloniale tutto abbottonato davanti con bottoni d’oro, gli orecchini ad anello sotto i capelli dal taglio preciso ma spettinati, da impiegata pendolare, scarpe aperte in punta che lasciano intravedere lo smalto rosso corallo e un certo intento seduttivo, aggravato dalle ginocchia rimarginate ma contuse in bella vista. A lato, una più vecchia e sbiadita come la sua povera maglietta bianca inerte, capelli grigi fini e cortissimi, l’eye-liner fisso, ostenta un tatuaggio sul braccio sinistro in grafia svolazzante: “Chi sa essere se stesso ha gia vinto”, senza accenti. A questa si può sempre prestare un pennarello per mettere almeno quello giusto. All’altra, una spazzola e un solvente. Ne sappiamo qualcosa.

MR WRIGHT IN VENICE

giugno 8, 2015
sento l'odore della laguna

more in the middle, it couldn’t be!

FRANCESCO CONVERTIRA’ IL MONDO

marzo 30, 2013

Lo dice suor Maurizia, decana del convento della Presentazione. Concordo dal primo istante. Francesco ha sdoganato il concetto di ANTECEDENTE. La natura ci preesiste. Semplicemente vero. Dalla natura dipendiamo in tutto. Da quando parole come salvaguardia, tutela, rispetto, in relazione all’ambiente, si sono svuotate per l’abuso che se ne è fatto in assenza di opere concrete, ecco che CUSTODIRE è il termine che evoca la protezione-comprensione autentica di cui cose e viventi hanno un profondo bisogno per testimoniare se stesse nella verità.

PRETE PENTITO, ANZI NO

dicembre 27, 2012

Sorpresa. Diverse persone mi hanno cercato su FB negli ultimi 12 mesi, ma il sistema le aveva archiviate in una casella separata e segreta, indicandomele solo ora, alla fine dell’anno, e suggerendomi il modo per trasferirle a quella principale, allo scopo di riabilitarle.
Così ho fatto con tre di queste: P., G.L. D.R. della provincia di Bologna e Matteo, il poeta romagnolo. La prima mi dice che potrebbero essere passati 15 anni dall’ultima volta che ci vedemmo e chiede conferma della mia identità attraverso due conoscenze comuni, la seconda indaga per sapere se sono la stessa che aveva conosciuto in un campeggio del meridione 30 anni fa, la terza dichiara di aver visitato con me, se sono io davvero, il cimitero monumentale a Milano tra i 15 e i 20 anni fa e di considerarlo una pietra miliare nella sua modesta esistenza.
Questa triplice sorpresa ha cambiato qualcosa nella mia vita (sarà il condizionamento che subisco dalla lettura de La vita nuova di Pamuk…). Ha confermato più che altro che dal passato arrivano dei segnali: l’Ingegnere, il Campeggio, la Poesia. Una professione, un luogo di aggregazione, una modalità di espressione. Tra le mille suggestioni che i tre personaggi potevano darmi, queste sono le prioritarie. I tre compiono una scelta (marginale!) che li accomuna: quella di cercarmi. Perché cercano qualcosa di se stessi attraverso di me, e che sperano che io possa rivelare loro: l’ingegnere mi suggerisce l’idea di una vita dedicata al lavoro, corredata di affetti prudenti e tutto sommato moderata. Il compagno delle vacanze in campeggio, all’epoca eravamo entrambi molto giovani, mi trasmette un senso di realtà un po’ più perigliosa, fatta, oltreché di lavoro, di figli con cui gioire ma anche di cui preoccuparsi, di matrimoni instabili e di aspettative in qualche modo deluse, di cadute e riprese a ciclo continuo. Il poeta ha tuttora un forte slancio ideale e le parole sono sempre al suo servizio, lui le padroneggia e le fa volteggiare leggere nell’aria, tanto che captarle è ancora un vero piacere. Il ritrovarsi non lascia indifferenti.

Per strada c’è verità. Un essere dolente, sbronzo e ciarliero, alla fermata del tram in Coni Zugna, davanti alla farmacia, o alla banca, la sera dopo le otto, quando la maggior parte del mondo si è già ritirata in casa, racconta con una rabbia lamentosa, di aver scassato la bici in un incidente, ché sennò lui mica lo prende il tram, lo supera con la bici. Insomma o qualcuno lo ha fatto cadere, o era talmente fuso che si è sbilanciato e ha fatto tutto da sè, rischiando solo di finire peggio. Lussemburgo. Cita il Lussemburgo come il suo paese. Nel senso che da italiano con le tasche colme, è lì che puoi riparare se vuoi salvarti dal fisco. Una foto sul display del telefono con due bambini in un carrozzino da trasporto con la bici potrebbe essere l’indizio della presenza di una famiglia, ma è confuso e parla di una moglie morta cinque anni fa mentre la bambina, chiedo, ha due anni. Anche le ipotesi sono due o forse tre: la bambina aveva due anni nella foto ma ora ne ha almeno cinque se la donna di cui parlava ne è anche la madre, oppure la madre della bambina è un’altra e la morta è la prima moglie e madre del ragazzino più grande, oppure son balle. La verità rimane nello stato di alterazione, nell’ubriachezza del personaggio, nel delirio che mescola realtà e immaginazione, nel fallimento che si fa alone attorno al corpo, spesso e infeltrito come un abito che non si può togliere. La verità del disagio si traduce nel bisogno di raccontarlo camuffandolo un po’, in un giochetto aberrante e grottesco in cui l’autopromozione si intreccia con l’impostura. Fosse rimasto zitto al suo posto, con il suo mezzo bicchiere di Guinness nascosto nella tasca interna del cappotto che invece fa emergere come dal cilindro del prestigiatore, sarebbe passato totalmente inosservato, col suo aspetto di cane bastonato, come tanti.

A proposito, una bella bastonata al parroco di quella località vicina a Lerici, quasi quasi, visto che mi trovo a passare di lì, gliela vado a dare, e con gusto. Avrei alcune domande da porgli innanzitutto, per torturarlo un po’, prima dell’esecuzione:

1. che ne pensi di quel tuo collega che trent’anni fa consigliò alla madre di una ragazzina di 12 di tagliarle i capelli perché troppo provocanti? Cosa consiglieresti tu alla donna di oggi che dice di non aver mai perdonato sua madre per aver permesso che le fosse fatta una tale violenza?
2. che violenze hai subito da bambino?
3. com’erano i tuoi genitori? Che violenze hanno subìto loro? E le tue sorelle, le tue cugine?
4. perché ti sei fatto prete?
5. immagna di sottoporti a una psicanalisi coatta: quali domande o quali indagini non vorresti mai ti fossero fatte? Quali invece gradiresti?
6. in cosa credi veramente?
7. alla luce dell’intervista del gr1 durante la quale dài del frocio al giornalista, spiega bene il valore che dài alle parole, e perché appartengono al tuo vocabolario spontaneo.
8. ti dimetti o no? Perché, veramente?

MOTTARONE

febbraio 5, 2012

Mentremiallontanavodalsentierosegnatoperchénonsicapivabenecomeci potesseessereunindicazionedipercorsosenzaunapistabattutaalloracosace lomettonoafareilcartellochepoicèsemprequalcunochediceadessolapistala battoiooaspettochepassiqualcunochemagarilofadimestieremadatochenon passavadoposiscoprechecèunapalestradirocciachevuoldireundirupoche conlanevemicaècosìevidenteeallorasicapisceilmotivopercuiquelcartelloche cèdestatenonlotolgonodinvernoelapistanonlabattonopersignificaredinon andareperdilìnonostantelindicazioneditrekkingpermanentepoiperòdegli escursionisticheseranopersisonosalitidilìperchéeralaviapiùnaturalenonostante ildislivellocosìcisiamoconsultatielhopercorsafinoadovemihannoindicatolinizio deldirupoossialàdovedopolerocceaffioranticominciavanoavedersideglialberi sullacrestaetornandohofattoaltrettantoconaltricamminatorisenonchéavendo compiutoilpercosomassimopercorribileconunacertasicurezzaprimache scattasserolericerchedelsoccorsoalpinocomestavaperaccaderesonscesaavalle emisonfermataaberequalcosadicaldoinunpostodesertodovehoaspettatosette minutiprimachedalretrospuntasseunessereumanocheavesseladimestichezza sufficienteperazionarelamacchinadelcafféecheinattesachemirecuperasserodopo averfermatolasqudradeisoccorsiormaisuperfluamitrovavoadascoltarelastoria divitapiùstupefacentechemipotessecapitarediascoltareinungiornocomequesto chedimagicoavevagiàavutoilsilenziolanebbiailsolelaneveleggeraescintillante.

COME ANGELI DI SILENCE TEATRO

febbraio 1, 2012

 

presenti anche al carnevale di viareggio

http://www.traccediteatrodautore.it/2008/pagine/15.htm 

I MINUTI DELLA MEMORIA

gennaio 29, 2012

Giornata della Memoria. Un minuto di silenzio. La memoria ha i minuti contati.

SCIENZA E VALORI

settembre 20, 2011

1. La scienza può e deve trovare i fondamenti della morale, la via giusta per la salvezza dell'umanità. Inutile negarlo: siamo immersi in un clima storico caratterizzato da drammatiche precarietà e fallimento dei riferimenti tradizionali. L'etica diventerebbe transitoriamente una branca della scienza. Chiarezza, lucidità e rigore sono infatti prerogative della scienza. Che non preclude coadiuvanti di sorta. Cooperazione e solidarietà sono strumenti inequivocabilmente necessari per interpretare e realizzare il ben essere comune. Sennò non c'è scampo.

(da uno stralcio di discussione al recente festival della filosofia di modena e carpi)

2. A proposito di discriminazioni e spreco di risorse umane: http://scienzaa2voci.unibo.it/biografie/51-calabresi-enrica e http://temi.repubblica.it/micromega-online/ipazia-storia-della-prima-scienziata-vittima-del-fondamentalismo-religioso/

D.

febbraio 8, 2011

D. è un ragazzo magro alto un po' curvo coll'apparecchio ai denti e i capelli a cresta di gallo.
Deve  svolgere una verifica di recupero di francese insieme agli alunni di un'altra classe, raggruppati per l'occasione. Finiscono tutti prima dello scadere dell'ora a disposizione e mentre gli altri sciamano nella loro aula dove si tiene regolarmente un'altra lezione, D. vorrebbe defilarsi, ma il suo impulso non è così spiccato e non insiste più di tanto. Mite e mansueto, nel momento in cui rimane da solo con l'insegnante, si sottopone ad un gioco psicologico che la vecchia prof. utilizza in questi casi, memore del valore che assumono certe occasioni di conoscenza diretta del materiale umano che di solito si maneggia a schiere e purtoppo quasi mai nel rapporto di uno a uno. Il test è un pretesto. Fa parlare con riferimento a situazioni o oggetti immaginati allentando l'attenzione e la tensione sulla scuola in sè, l'apprendimento, i voti, i successi, gli insuccessi… Vedi un cubo, descrivilo, una scala, la tempesta, che fai, il cavallo dimmi… prendi nota…
Eccoci con un nodo attorno al cavallo: ehm, il cavallo mi fa paura… è forte e può far male… ma hai avuto esperienze traumatiche dirette? no… così… mi dà una sensazione di paura: lo teme e lo dichiara con decisione, con una punta di mestizia, un leggero imbarazzo, ma è leale.
Nella rappresentazione del gioco, decide di superare la paura e di avvicinare il cavallo. Ci sale perfino sopra affidandosi a lui per raggiungere il villaggio più vicino, acquista un certo orgoglio nel descriversi più coraggioso.
Il cavallo che teme è fonte di conoscenza.

LO ZIO DI ROMA

dicembre 30, 2010

LO ZIO DI ROMA
 
Precisazione. La lista del post precedente non ha grandi pretese di per sé. Sembrerà disarticolata. Ma vuole essere una testimonianza di presenza, come un’impronta di piede sulla sabbia, ben consapevole della sua effimera consistenza.
Non è un consuntivo. Non è un inventario.
Bensì una piccola serie di rigurgiti della memoria, in relazione alle immagini presenti. Concatenate.
Come nel film della vita, nella sua unicità, seppur banale.
Sono quadretti incorniciati.
A proposito, vedi quanto calata nella realtà tangibile sono, ho il fermo proposito
di cambiare la cornice alla tavoletta coi fiori ad olio della zia, per valorizzarli meglio, perché sono splendidi e si meritano un contorno unico e non in serie realizzato da mani esperte di artigiano, come il mio di via Cerano.
E la cambierò.
 
Non passano inosservate certe notizie.
Ho come l’impressione che se non seguo, non accada nulla. Poi quando decido di accendere la radio, ecco che l’informazione è servita.
O la telenovela è così solerte che ti riassume sempre i fatti. Perciò non ti puoi perdere alcunché.
La notizia ti assomiglia, ti vuole, e diventa tua.
Questa. In Giappone, una fiorente azienda con un migliaio di dipendenti, propone servizi specializzati
di abili guastatori.
Assoldi l’attore e questo ti fa fuori moralmente la persona da eliminare.
Vuoi licenziare un dipendente scomodo che però è produttivo e irreprensibile?
Bene. Il guastatore di professione gli verrà affiancato, lo provocherà e lo esaspererà fino ad ottenere
l’effetto desiderato.
Vuoi divorziare? Bene. Il guastatore-amante insidierà tua moglie e ti porterà le prove dell’adulterio.
Del committente nessuno farà parola, garantito.
Il Giappone è sempre più avanti, anche in prossimità del baratro. Il paese della forma e dell’onorabilità ossessiva.
Un paese profondamente infelice, lo tratteggia senza incertezze la penna di Amelie Nothomb.
 
Qualche riflessione anche su di noi, in questo paese (ex) giardino d’europa, così è definito tuttora nei sussidiari in lingua araba.
In un articolo di oggi Galli della Loggia riferisce di un paese anestetizzato, intristito, fermo,
psicologicamente bloccato, inerte. Quale giardino?
Non è nè verde né fiorito, né prolifico di idee.
Un pantano a rischio di frana. Una conurbazione unica di centri commerciali e capannoni inutilizzati.
Fermassimo il consumo di suolo, la cementificazione, ritroveremmo un angolo di pace in cui coltivarci.
 
In Nigeria c’è stato un grave sversamento di materiali radioattivi nei pressi di una miniera di uranio.
Il fatto è stato praticamente taciuto.
Altre sono le armi di distrazione di massa.
Per uccidere la storia.
 
Che c’entra lo zio di Roma?
Era un tizio pagato dai parenti degli sposi che compariva ai matrimoni di Napoli.
Per dare lustro all’evento.
Blanda mistificazione. Ma il principio non è salvo.
Siamo tutti nipoti di quello zio.
E nessuno denuncia l’imbroglio.
 Nella patetica illusione di ottenere un giorno un pezzo di improbabile eredità.