ECOVISIONI AL DEPURATORE DI MILANO di Paola Zan
1. Premetto che sono un’ecoscossa. Chi mi conosce lo sa bene. Chi non mi conosce è avvertito. Sono una che vede Acque limpide (anche quelle che il depuratore di Nosedo contribuisce a produrre dai reflui!), Aria salubre e tutt’intorno, Verde. Verde prato. Verde verticale. Verde sempre, ovunque, comunque, in un contesto antropizzato in cui le architetture possono coesistere in maniera equilibrata e tranquillamente stratificarsi, respirando, possibilmente, tra superfici di suolo vivo e non ricoperto da asfalto e cemento. E, nella prospettiva, vede un’Economia Verde, dove la Ricchezza, intesa come mezzo per realizzare un autentico Benessere, è ottenuta dalla Tutela o dalla Bonifica, sempre più diffusamente necessaria, dell’Ambiente. Economia ed Ecologia hanno la stessa matrice e devono procedere assieme, come gemelli inseparabili. Non rimane che individuare le categorie interessate da/a questo processo. Facile dire Tutti, il Consesso Umano, la Comunità Sociale! Constatiamo ogni giorno come i politici-politicanti-affaristi disattendano qualsiasi aspettativa formulata da cittadini onesti e di buon senso. Quanti progetti di recupero di aree industriali dismesse, ad esempio, potevano riconsiderare la Centralità del Verde Pubblico in maniera diretta e sostanziale ed invece hanno dato (o daranno molto presto!) spazio e corpo all’ennesima cementificazione e colata di asfalto dove il Verde, se va bene, è solo accessorio, di contorno, di abbellimento? Una contraddizione evidentissima va sanata: se la Vera Politica è Gestione delle Risorse Comuni, non può essere esercitata a vantaggio di pochi e a danno dei più. Non può depauperare, svilire, consumare il Suolo e tutte le Risorse che estraiamo dalla Natura per vivere. Anche perché alle conseguenze più catastrofiche, nemmeno i più furbi potranno sfuggire! Le Associazioni ispirate a un’Etica socio-ambientale, premono alla porta delle Istituzioni. ARTEDAMANGIARE è una di queste. Io professo la mia fede in un’Associazione che si impegna in tal senso. Ed è una grande soddisfazione.
2. Alla riunione di oggi, domenica 27 ottobre 2013, tra i tanti punti sensibili toccati, ve n’è uno che mi stuzzica particolarmente: l’Intenzionalità dell’Arte. Antefatto: le opere realizzate dagli artisti per il 26 maggio, hanno mostrato il loro lato debole, la loro deperibilità e hanno subìto nel corso di questi mesi, danni più o meno gravi dovuti alla pioggia e al vento o causati dalla siccità, nonché dalle… lame delle falciatrici! Ciò che risulta dal danneggiamento può essere valutato secondo due prospettive. Una è la via della sostituzione. L’altra è la via del recupero dell’oggetto danneggiato in cui il danno rientra a buon diritto a far parte dell’opera, ed è così ben accolto che risulta integrabile nell’opera, a giudizio insindacabile dell’artista. Per fare un primo esempio, una struttura metallica cede e collassa. La novità risulta così sorprendentemente interessante che si decide di tenere l’opera deformata o semi-demolita perché ne rappresenta una sua evoluzione naturale. Oppure, se la si giudica non più idonea o non particolarmente efficace, la si elimina. Si svilupperà al suo posto un progetto che porti avanti l’obiettivo originario, o un suo derivato, con materiali diversi. Le parti in vinile (veri dischi musicali incisi!) di un’altra opera sono crepate a causa degli shock termici. L’artista decide di rinforzarle verniciandole, in un processo di trasformazione restaurativo-funzionale, con l’obiettivo di ricordare e rispettare l’antica idea fondativa che beneficia così di un’operazione di re-styling, di una suggestione nuova. E che dire delle due giovanissime piantine di gelso messe a dimora, sempre il 26 maggio, con tutto il carico di rischio di siccità incombente a ridosso dell’estate, a corredo biologico di un’opera in polimetilmetacrilato? Una è stata impunemente falciata. E la seconda era così deperita da portare alla decisione di una totale immediata sostituzione con piante della stessa specie, cresciute altrove e più rigogliose. Ma intanto, opere in tubolare già installate generano idee che si traducono in oggetti di altri materiali, come tubi giganti in polimeri resistenti. E i vessilli in plexiglas multicolore, divelti dal vento e sferzati dalla pioggia, verranno riordinati a comporre una nuova forma, mentre saranno eliminati i frammenti di quelli amputati per errore dalla solita distratta falciatrice onde evitare che un sol pezzetto di quel materiale estraneo alla Natura, anche se ottenuto da materia prima, naturale per forza, vada ad inquinare il Suolo già segnato da una serie interminabile di offese (ad onore del punto 1.!). Insomma, l’arte è per definizione sempre intenzionale, e non casuale. Ma se casualmente, fattori estranei alla volontà dell’artista interferiscono con l’opera, la sua stessa intenzione dovrà riaffermarsi, nel nuovo contesto e alla luce dei fatti intercorsi. Allo stesso modo, sappiamo bene quanto ci divertiamo a raccogliere resti sulla spiaggia dopo una mareggiata, a scegliere una tela stropicciata, una porcellana frantumata … ma sarà la nostra intuizione a dare un senso ad un evento casuale! Una foglia, nella sua magica simmetria, risultato di Caso e Necessità Funzionale, può diventare modulo da riprodurre, secondo la sensibilità dell’artista. Se lo vuole l’artista. Al nostro amato gatto, per estremizzare un po’, possiamo intenzionalmente infliggere il supplizio di intingergli le zampe nella tempera e farlo camminare su un foglio, e quella passeggiata per noi sarà Arte solo perché la casualità delle orme stampate è, sempre per noi, evocativa, ci stimola, ci appassiona, ci diverte e ci sorprende! Nella roccia, nelle macchie sulle pareti, nei legni scorticati, vediamo profili al limite della pareidolìa… dove il Caso raggiunge il suo apice, e non ci rimane che ammettere che noi, Animali Umani, abbiamo una caratteristica peculiare: non possiamo astenerci né esimerci dal razionalizzare tutto, ma proprio Tutto!
3. Arte e Aziende: altro punto caldo. Uno scontro di culture. Me la sbrigo velocemente, per non cadere su un terreno insidioso. Ma è un tema nodale che bisognerà sviluppare con calma. Come persuadere della bontà di un progetto artistico? Come ottenere supporto? Come iniziare proficuamente un’azione sinergica che esalti le reciproche volontà e aspettative, nel campo dell’Arte e della Produzione Industriale o del Commercio, che tradizionalmente coltivano e perseguono finalità di profitto? Come convergere? Troveremo Nuovi Mecenati? Intanto siamo riusciti a individuare tra noi artisti aderenti chi ha le abilità da spendere nell’autopromozione collettiva e nella mediazione con le Aziende, e ad intenderci: agire compatti nel nome dell’Associazione e a beneficio di Tutti. E non è poco!